Sarà racconto

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Sarà racconto

Vengono prima le trame o i personaggi?

Una delle problematiche più controverse intorno alla creazione di una storia è se partire da un intreccio o piuttosto dai personaggi.

Se n’è discusso e se ne discute di continuo. Ho sempre sostenuto che in merito non ci sia una regola precisa ma che siano necessità della narrazione e indole dell’autore a fare propendere per l’una o l’altra scelta. A me viene naturale partire dai personaggi. Poco importa che stia scrivendo romanzi o fumetti. Essendo curioso fino all’inverosimile, avendo il desiderio di conoscere tutto di tutti, ho l’istinto di andare a indagare a partire dall’osservazione. Mi sposto quasi quotidianamente in autobus, prendo spesso il treno e cammino per parecchi chilometri quasi ogni giorno. Oltre a pensare e leggere (per praticità in treno e in autobus) mi piace guardare, osservare chi passa e cosa c’è intorno. È un po’ la filosofia che sta alla base de Il Viaggiatore distante, mio dittico a fumetti uscito per Coconino. È anche un po’ la vocazione innata all’essere flaneur. Osservo le persone, nei dettagli, nei modi, ascolto frasi sparse, frammenti di telefonate, catalogo i tipi per abbigliamento, per categorie. Creo una grande banca dati mentale di persone casuali, tutte potenziali personaggi. Potrebbero essere pupazzi, manichini vuoti e a volte mi capita di riempirli di pensieri, di atteggiamenti, conferisco loro un carattere. Sono in pratica le prime basi di un qualcosa che sarà e verrà. Parto sempre da questi embrioni grezzi e ancora informi per creare i personaggi. Prendo appunti, comincio a entrare in confidenza e scavo nelle loro personalità, nelle loro storie personali, vado a indagare nel loro passato. Sublimo il mio desiderio di conoscere tutti costruendo i ricordi degli altri, il presente di uomini e donne immaginari che potrebbero essere proprio quegli uomini e quelle donne che ho incontrato in treno, in autobus o durante le mie camminate. Immaginateli in piedi sistemati in teche trasparenti in uno stato di animazione sospesa. Aspettano solo di essere chiamati e recitare in qualche storia. A volte aspettano per anni. Certi di loro per sempre. I più fortunati entrano nella stanza. È una stanza vuota, senza oggetti in cui si può stare in piedi, seduti per terra o sulle gjnocchia o addirittura sdraiati. È una stanza illuminata con una temperatura ideale. I personaggi, svegliati dal loro letargo in sospensione, si trovano nella stanza. Certi ci sono dall’inizio, altri invece arrivano man mano. Possono fare diverse cose in questa stanza. Anche stare zitti. Anche dormire tutti, massacrarsi di botte, avere uno o più rapporti sessuali e anche espletare le loro funzioni corporali. Tutti loro possono soprattutto decidere di comunicare tra di loro tramite parole, gesti e silenzio. Possono interagire. E io li osservo non visto prendendo nota. Per ciascuno di loro ho scritto una scheda che li riguarda. Come un investigatore privato, l’occhio del Grande Fratello, la Stasi. I personaggi si scrutano, si studiano e bene o male iniziano e poi imparano a conoscersi. Di fatto stabiliscono relazioni e le relazioni sono storie potenziali o anche già storie. Lei è una che detesta le giornate di sole, vorrebbe che ci fosse una sola stagione, anzi un solo mese, novembre per esempio. Buio che volge al freddo, spesso piovoso, malinconico per i più, eccitante invece per lei. A novembre lei diventa euforica, si sente carica di energie, vorrebbe scalare il mondo e si stupisce nel vedere come invece chi la circonda esca poco di casa, si raggomitola in se stesso per il freddo. Alla fine la sua euforia messa a dura prova si annichilisce e diventa irrequieta. È pronta a tutto, anche a fare male. Molto male. Un giorno ha acchiappato una mosca al volo e invece di schiacciarla le ha staccato le ali e poi l’ha lasciata andare. Non ha avuto nemmeno per un attimo un minimo di senso di colpa. Lui da un po’ di tempo, specie nelle giornate di sole, vede della macchie. A volte sembrano moscerini, a volte farfalle, oggetti volanti. All’inizio il fenomeno lo turba, teme che possa essere un sintomo di una brutta malattia. Magari potrebbe diventare cieco. Poi pian piano si abitua a vedere farfalle e moscerini e comincia a fantasticare che invece di un brutto male possa essere invece una facoltà magica, un potere fantastico o sovrannaturale che gli permette di vedere le creature dell’inframondo. Osserva stupito con meraviglia assoluta e prende la decisione di disegnarle e di dipingerle queste creature  dell’inframondo. Ne ha diponete così tante che non sa più dove metterle e ha ormai riempito tutta la casa di tele, fogli e quaderni. Un amico al bar quando viene a sapere che ha la casa colma di tutte queste opere gli consiglia di fare una mostra da qualche parte anche in garage o proprio lì al bar che tanto Remo il gestore ha un sacco di spazio e si lamenta che di quello spazio non sa che farsene. Visto che sappiamo che l’amico si chiama Remo ora diamo un nome anche a lui e anche a lei. Lui si chiama Bruno e lei invece Violante.

Ora sono entrati insieme nella stanza illuminata e spoglia e si osservano.

Osservateli anche voi e provate a farli interagire.

Sarà racconto.

 

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